Energie di cambiamento
In questi giorni, come ci accade sempre più spesso, stiamo sperimentando l’impatto reale dei cambiamenti climatici sulle nostre vite.
Purtroppo i fenomeni climatici estremi si verificheranno sempre più spesso e in maniera sempre più intensa. Anche in questo caso, oltre alla scienza, parlano i fatti.
In un post di alcuni giorni fa abbiamo parlato di cosa sta accadendo nella zona del subcontinente indiano, con temperature record e del tutto insolite per la stagione. La situazione non è migliorata, anzi, è diventata ancor più drammatica a causa del protrarsi del fenomeno. Diverse persone sono morte per colpi di calore e disidratazione, si sono visti uccelli precipitare al suolo e il disseccamento della vegetazione in diverse aree. La città di Jacobabad, in Pakistan, è diventato uno dei posti più caldi del pianeta tanto che, chi può, sta migrando altrove. Danni notevoli li sta subendo anche l’agricoltura, con enormi perdite di raccolto, tanto che l’India, per far fronte alle esigenze interne, ha deciso di bloccare ogni esportazione di grano. Questo blocco, unito a quello del grano ucraino dovuto all’aggressione militare della Russia, produce ulteriori conseguenze sul mondo intero, a riprova del fatto che non possiamo ragionare in termini di guerra “in Ucraina” e ondate di calore “in India”… L’unico modo di ragionare è planetario.
Altre zone che stanno subendo una forte ondata di calore sono la Spagna che, in regioni come l’Andalusia ha registrato temperature superiori ai 40°, e gli USA, dove si sono raggiunte temperature di 11-16° più alte della media stagionale.
Con le dovute proporzioni, in questi giorni di fine maggio, anche noi abbiamo sperimentato lo stesso fenomeno atmosferico, in maniera molto meno drammatica e con minori conseguenze. Si chiamano “ondate di calore”. Sono un fenomeno naturale che il nostro Pianeta conosce già, ma in età preindustriale potevano verificarsi in media una volta ogni 3000 anni. A partire dalla rivoluzione industriale la temperatura media sulla Terra è aumentata di 1,2° C. e tra le conseguenze c’è anche l’aumento della frequenza delle ondate che ora è di 1 ogni 100 anni. Gli scienziati calcolano che con ulteriore aumento di 0,8°C della temperatura media, la frequenza delle ondate di calore sarà di 1 ogni 5 anni.
Oltre ad essere sempre più frequenti, le ondate di calore diventano anche sempre più precoci, infatti stiamo vivendo le più precoci di sempre, in anticipo di un mese rispetto al normale inizio dell’estate. E sono anche le più estese come area coinvolta, almeno da quando si fanno le misurazioni. Il 21 maggio scorso, la temperatura media sulla terra è stata la più alta che si sia mai registrata in questo mese almeno dal 1950.
L’ondata di calore è stata preceduta, in diverse parti del mondo, da una stagione particolarmente secca e ventosa. E’ successo ad esempio negli USA, ma anche da noi. E questo prepara un ottimo terreno per la “stagione degli incendi”. Ne abbiamo già avuta una dimostrazione concreta in Sicilia, dove il fenomeno è iniziato prima del solito con lo scoppio di 3 incendi in aree diverse dell’isola nell’arco di sole 24 ore.
A seguito di questo caldo anomalo, il 28 maggio abbiamo assistito sul nostro territorio ad una pioggia torrenziale che ha divelto tombini in tutta la città e allagato le strade. Anche questo è un fenomeno sempre più frequente ed intenso collegato ai cambiamenti climatici.
Allo stesso tempo, nell’emisfero australe, in aree come il Sud America, si sta registrando un freddo insolito, con temperature fino a 10 ° sotto la media stagionale.
Nel frattempo. l’ente governativo degli Stati Uniti che monitora l’andamento del clima, ha pubblicato uno studio in cui prevede per l’anno in corso una stagione degli uragani più affollata e violenta della media. Tra giugno e novembre si potrebbero verificare da 14 a 21 tempeste tropicali con venti superiori ai 62 Kmh. Di queste, tra 6 e 10 potrebbero raggiungere la potenza di uragani. Si tratterebbe del settimo anno consecutivo con uragani sopra la media.
Anche in questo caso, tra i fattori ci sono le temperature più alte della media, sia sull’Atlantico che sul Mare dei Caraibi, unite all’indebolimento degli alisei tropicali e al rafforzamento dei monsoni dell’Africa Occidentale.
A proposito di mari, Greenpeace sta monitorando da alcuni anni, in collaborazione con dipartimenti universitari, la temperatura in profondità, constatando che l’aumento delle temperature si fa sentire anche lì, con gravi ripercussioni sulle forme di vita per nulla abituate a queste variazioni.
Questi fenomeni ci ribadiscono ancora una volta che il tempo delle attese e dei rinvii è finito, che è ora di agire.
Non solo. Ci dicono che anche studi e previsioni ritenute “pessimistiche” da molti, si stanno invece rivelando fin troppo ottimistiche, perché non hanno tenuto conto dei vari “effetti domino” che provocano una precipitazione esponenziale della situazione. A questo proposito, uno studio recentemente pubblicato su “Nature Climate Change” prevede che i fenomeni estremi dovuti ai cambiamenti climatici potrebbero verificarsi con grande anticipo rispetto alle previsioni scientifiche, ossia che potremmo vivere già ora situazioni che erano previste tra 40/50 anni. Ad esempio, le tempeste invernali nell’emisfero australe che si sono verificate quest’anno, erano previste dagli esperti intorno al 2080.