Cambio Stile
Negli ultimi anni c’è stata una forte rivalutazione del cotone, dopo che negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso le fibre sintetiche sembravano doverlo sostituire completamente. Sicuramente hanno fatto la loro parte gli studi medici sulla correlazione tra fibre sintetiche, allergie e proliferazione di batteri.In questo e nei prossimi post della rubrica “Cambio Stile” proveremo ad indagare cosa si nasconde dietro a questa importante risorsa naturale.
I principali paesi produttori di cotone sono Cina, India, Uzbekistan, Egitto, Turchia, Australia, Turkmenistan, Burkina Faso, Brasile, Pakistan e Stati Uniti. In alcuni di questi paesi, come l’India e l’Uzbekistan, la coltivazione e la raccolta si basano ancora sul lavoro manuale di milioni di persone.
In India il cotone è parte integrante della cultura. Ogni famiglia rurale ha in casa un filatoio e un telaio per autoprodurre i propri tessuti. Questa cultura è stata stravolta dalla multinazionale Monsanto (oggi assorbita dalla Bayer) che ha introdotto una varietà geneticamente modificata (BT Cotton) con la promessa di raccolti più ricchi e resistenza ai parassiti.
La promessa si è rivelata un inganno perché i parassiti hanno ben presto sviluppato resistenze e continuano ad attaccare i raccolti come prima. Ma intanto i coltivatori sono legati alla multinazionale da contratti capestro ai quali non possono sottrarsi. Una delle clausole è che i semi non possono essere conservati per la semina successiva, ma vanno ricomprati ogni anno dalla stessa azienda.
Questo cotone deve essere impollinato a mano prima dell’alba, e a questa mansione sono addette ragazzine impiegate in condizione di semi schiavitù. Un po’ alla volta la monocoltura del cotone inaridisce i terreni, mentre i pesticidi, irrorati senza i necessari sistemi di protezione, provocano malattie gravi.
Questo inganno e le sue conseguenze sulla vita delle persone hanno portato molti contadini indebitati e disperati a suicidarsi bevendo quei pesticidi che avrebbero dovuto segnare la loro salvezza. Alla difesa delle comunità dei coltivatori di cotone e alla denuncia delle multinazionali come Monsanto e Bayer si dedica da anni Vandana Shiva, promuovendo un ritorno ai metodi di coltivazione tradizionali.
Vandana Shiva, come tante altre figure impegnate in questo tipo di battaglie, sostiene da sempre che per vincerle è determinante una forte alleanza tra i lavoratori e le organizzazioni del Sud del Mondo con le organizzazioni e i consumatori del Nord. Ogni cittadino può fare molto, ma è solo l’unione tra tutti quello che sognano il cambiamento che può fare davvero la differenza.